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giovedì 26 gennaio 2012

Abruzzo nel cuore! ... il nuovo libro di Sergio Scacchia

Dai primi di dicembre in libreria il mio nuovo libro dedicato a noi che viviamo nella regione più bella d’Italia!


Un paio di anni fa grazie a Luisa, una bella donna italiana residente a Londra da una vita, mi sono imbattuto nella guida inglese dedicata all’Abruzzo, edita dalla famosa casa editrice Bradt Travel, specializzata in turismo.
Nello stesso momento, sotto l’ombrellone per ripararsi dal sole ferragostano, la dolcissima amica mi traduceva il bell’articolo del Daily Mail, opera dell’opinionista anglosassone Amanda Plattel, una delle penne più apprezzate d’Inghilterra.

Era una celebrazione della nostra regione, un articolo dal sapore celebrativo di una terra, la nostra, permeata dalle atmosfere del sabato leopardiano e dal retrogusto tipico dei quadri di Monet.
La reporter d’oltre Manica si diceva “incantata dall’Abruzzo” e dai suoi sapori, orchestrava una vera e propria guida turistica spinta solo dall’amore per questa terra, descrivendo minuziosamente colori, profumi, prelibatezze e luoghi da visitare.

È tra i cori di passeri e fringuelli che, alle prime luci rosee dell’alba, ci si può immergere nella natura pura e incontaminata, velata dagli effluvi di rosmarino, origano, salvia e timo. Un paesaggio puro, che ruba il cuore e che regala emozioni uniche e irripetibili: i pascoli sulle colline, il cinguettio perpetuo delle cutrettole sono perle reali in un alone quasi mistico”.

Sono alcune delle auliche parole che miss Plattel dedica alla nostra regione.

L’opinionista si scopre affascinata dalla totalità della terra abruzzese, non solo dai paesaggi naturali, ma anche dai tradizionali casali che li costellano, con i pensili di rame e le ampie terrazze e dalle chiacchierate ricche di gesti con gli anziani del luogo.

Dice che la “beatitudine” è uno stadio dell’anima che qui da noi si può raggiungere mangiando un panino con pomodoro e prosciutto appena affettato, sorseggiando un liquore nei piccoli bar e dimenticando “l’ansia da parcheggio”.
Perché “l’Abruzzo è una celebrazione della famiglia, della festa, del buon cibo e del vino puro. E ha la capacità di trasformarti”.

Mi son detto che un uomo come me, innamorato della sua terra avrebbe dovuto dedicare un libro all’Abruzzo verde.

Sicuramente non bello come quello della scrittrice del Regno Unito, ma di certo dettato dal cuore gonfio di amore per le mie radici.

E allora ho deciso di scrivere di una terra dai mille colori, fatta di cime umane, di colline ubertose, di mare blu cobalto, di storia millenaria, di arte infinita.

Raccontare così del mio viaggio che parte dal vastese, attraversa la costa dei Trabocchi, risale le valli del Pescara e dell’Aterno, transita negli alti piani aquilani che ricordano atmosfere asiatiche e giunge nel teramano, tra mare e montagna.

Una terra nata quasi da un ordine cartesiano, che ti culla spingendo un’altalena di emozioni, sentimenti; una terra che ti afferra per mano, accompagnandoti lì dove puoi perderti nella bellezza.

Un volo d’aquila su foreste, borghi, opere d’arte per disegnare l’immagine più limpida dell’Abruzzo.

Perché io credo che non si debba cercare la dimensione selvaggia in un mondo alieno avulso dalla civiltà, ma lì dove si fa largo a un passo da noi, vicino a un’autostrada, un paese, una città.

Per cogliere questi “paesaggi invisibili”, scrive Franco Marcoaldi, bisogna tenere occhi aperti e sensi all’erta.
Solo così potremo scoprire l’attività frenetica di una natura testarda e tenace capace di recuperare posizioni anche in situazioni sfavorevoli.

Bussi con i suoi stabilimenti che hanno prodotto solventi distruttivi seppelliti sotto terra, il petrolio che ciclicamente torna a farci paura con incubi di piattaforme e insediamenti chimici, cementifici che incombono sul verde e sulla storia millenaria di siti archeologici, maledetti terremoti, tutto sembra congiurare da anni contro l’Abruzzo.

Eppure questa terra meravigliosa, come novella Araba Fenice, risorge sempre dalle sue ceneri offrendo ancora il fascino antico di esistenze eco compatibili.

La terra abruzzese è ancora quella dei parchi con il più vecchio di essi, quello Nazionale arrivato ancor prima del Gran Paradiso, nel 1922, che ha posto la prima pietra di un sistema di tutela ambientale oggi di voga in tutto lo Stivale.

La mia regione è ancora mare limpido, monti eterni, vallate aspre e gentili, lo spaccato più vero di un’Italia selvaggia popolata dall’orso marsicano, dal camoscio “più bello del mondo”, dall’Aquila reale e il lupo appenninico.

È più che mai un luogo di gente operosa, “forte e gentile”.

Abruzzo tra cielo e terra! Per me il centro del mondo!

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Blog di Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".
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sabato 14 maggio 2011

Il mio Ararat. Un fantastico trekking tra Laga e Gran Sasso alla ricerca di se stessi


Dopo Silenzi di Pietra esce il secondo libro di Sergio Scacchia Il mio Ararat, un fantastico trekking tra Laga e Gran Sasso alla ricerca di se stessi.

Sergio Scacchia, teramano, attraverso le sue scritture guida alla conoscenza della montagna abruzzese in tutti i suoi aspetti e con modalità appassionanti per il calore e la semplicità.
Un libro per tutti, Il mio Ararat descrive nuovi percorsi e si compone di tre sezioni.

La prima, interamente redatta da Sergio Scacchia racconta con esemplare genuinità i momenti della camminata.

Per la seconda parte, in cui si realizzano tecnicamente dei percorsi con l’ausilio di mappe, l’autore si affida a Massimiliano Fiorito, escursionista ed organizzatore della sezione CAI di Teramo.

La terza parte è una spettacolare raccolta di fotografie ad opera di Alessandro de Ruvo, uomo di straordinarie capacità in cui si sposano l’amore per la montagna e la fotografia.

Da questo sodalizio di passione, nasce un libro destinato ad occupare un posto di rilievo nella biblioteca degli appassionati della montagna abruzzese, ma anche in quella di curiosi gitanti a caccia di paesaggi sublimi e di emozioni uniche.

Qui di seguito l'intervista esclusiva realizzata e pubblicata da "Paesaggi d'Abruzzo"


Perché questo titolo dal sapore biblico per raccontare di un viaggio attraverso le montagne teramane e aquilane?

L’Ararat è la montagna dove si arenò l’Arca di Noè dopo il Diluvio Universale, la vetta sacra che angeli, con spada e fuoco, rendono da sempre inaccessibile ai piedi umani.

Un posto sacro, luogo di miti e leggende che gli esperti situano nella regione montuosa dell’Urartu, un vasto territorio in cui fiorì tra il X°e il VI° secolo ante Cristo, un regno potente a lungo rivale di quello assiro.

Questo mondo verticale, per me rappresenta, con i suoi valori simbolici, l’itinerario fisico e spirituale attraverso le nostre montagne, non sulle tracce di Noè, ma alla ricerca di noi stessi e del nostro rapporto con la natura e con gli altri.

Perché, non è tanto importante la meta, quanto il cammino stesso!



Nel libro inviti ad una sorta di “Sharazad” montano di storie
su storie legate dal filo di un cammino che consigli a tutti,
in cerca di ritagli di natura incontaminata,
primordiale e scampoli di vera avventura.


Il percorso che abbiamo fatto io e Massimo Fiorito è da condividere con tutti.

Avventure, esperienze, esplorazioni, vissute in prima persona da due amici, fedeli all’idea secondo la quale viaggiare significa anzitutto tornare alla propria terra, a fare esperienze dirette, per conoscersi a fondo attraverso le proprie origini.

Giorni e giorni per incontrare pastori, contadini, donne, per sentire qualcosa degli infiniti sapori e colori, suoni e silenzi che cadenzano la vita di tutti i giorni; l’esistenza di quel meraviglioso territorio compreso tra i monti della Laga e il Gran Sasso, alla ricerca di sé stessi e del contatto con la natura.

Per conoscere cosa c’è dentro il profondo di ognuno di noi.

Storie di algidi bivacchi sotto una coltre di faggi, nella rientranza di una parete rocciosa o accanto ad un macigno cubico.

Storie di uomini dalle solide radici permeate da quella cultura che vede il bosco, la montagna, la natura con deferenza non disgiunta da ancestrale timore. Uomini ai quali dobbiamo la gratitudine che si deve a dei custodi autentici di un mondo ineguagliabile.

Arte, magia, arcaismo, potenza degli elementi naturali, uno stroboscopio d’immagini. È il riassunto di un trekking fantastico.

Nel solco della letteratura di viaggio, si annuncia quindi
un libro brillante con una grande mole di riflessioni
e indicazioni per camminare in ambienti ancora
incontaminati, perché nulla è permanente nella vita,
tutto è provvisorio, eccetto la montagna.


Un viaggio esteriore e interiore tra il teramano e l’aquilano, per imparare a riconoscere anche i propri demoni personali e sconfiggerli, per sperimentare una temporalità diversa, quella del presente e non quella di un futuro da rincorrere.

Un trekking per riappropriarsi anche del tempo per la contemplazione e contrapporlo a quello che fugge, delle carriere, delle ambizioni, delle seduzioni, dei confronti e degli impegni.

Un tempo nuovo, di qualità, lontano dall’ansia. Il tempo dell’esserci!
Questo mio lavoro è soprattutto dedicato alle moltissime persone che considerano la lettura di un libro soltanto uno spreco del proprio tempo.

Nei tuoi lavori apri sempre la porta agli amici
e alla loro partecipazione.


Si, io sono sempre presente su Facebook, ho una nutrita bacheca di amici, perché credo che non ci sia cosa più bella che condividere, idee, foto, emozioni, anche dolori quando ci sono.

Nel libro, oltre alla consueta partecipazione di Massimo che illustrerà alcuni percorsi facili e adatti alle famiglie, ho chiesto ad un caro amico, Alessandro De Ruvo, di impreziosire il lavoro con i suoi stupendi scatti fotografici che nascono da una passione infinita per il nostro territorio e per l’ambiente in generale.

In più ci sarà la prefazione di un professionista esperto di paesaggi come l’ingegner Castellucci, presidente dell’Archeoclub sezione di Teramo.

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Blog di Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".
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martedì 11 maggio 2010

SILENZI DI PIETRA. Ghost town, chiese e tratturi tra Laga e Sibillini

Un libro concepito con felicità, con freschezza, con la purezza e il respiro dell'aria aperta.

Un viaggio che l'autore compie nella parte più recondita del centro-Italia, nei Monti della Laga e i Sibillini, tra paesi abbandonati, memorie di pastori e carbonai, storie e leggende, tradizioni e curiosità.

Sullo sfondo una natura incredibilmente bella che riserva sorprese, genera avventura, in un mondo dietro casa imprevedibile, assolutamente remoto, tutto da raccontare.

Il viaggio della vita è quello che rappresenta per noi qualcosa d’importante.
Sarà significativo, indipendentemente dal luogo e dalla compagnia.

Sarà importante perché noi lo riempiremo di significati, di simboli e di rivelazioni, anche se non avverrà nulla. Non è necessario che sia un luogo che abbiamo sempre desiderato di visitare, o che ci accompagni la persona con cui abbiamo sempre voluto farlo. Non è risolutivo che sia un viaggio lontano o vicino. È quel viaggio la sola idea che ci riempie di emozione e ci fa sognare.

Che agita le fantasie di bambino famelico di storie da vivere come protagonista.

SERGIO SCACCHIA è nato nel 1958 a Teramo dove vive e lavora. Dopo anni di esperienze televisive e radiofoniche, ha iniziato a scrivere soprattutto di territorio su diverse testate locali.

Ha acquisito una consolidata esperienza nel giornalismo culturale trasmettendo emozioni e suggestioni scaturite dalle tante escursioni effettuate, tra bellezze artistiche e naturali.

Attualmente collabora con i Free-Press "Blu 24 magazine" e "Teramani", oltre che con la testata diocesana "L'Araldo Abruzzese".

Silenzi di pietra è la sua opera prima.

PRESENTAZIONE DI FILIPPO DI DONATO

"Silenzi di pietra" è un libro concepito con felicità, con freschezza, con la purezza e il respiro dell'aria aperta.

Un viaggio che l'autore compie nella parte più recondita del centro Italia, nei monti della Laga e i Sibillini, tra paesi abbandonati, memorie di pastori e carbonai, storie e leggende, tradizioni e curiosità.

Sullo sfondo una natura incredibilmente bella che riserva sorprese, genera avventura, in un mondo dietro casa imprevedibile, assolutamente remoto, tutto da raccontare.

Una certosina, attenta e appassionata opera di Sergio Scacchia, escursionista e viaggiatore, pronto a fermarsi attratto da ogni possibile richiamo dato dalla montagna e dai suoi abitanti. Zone percorse in lungo e largo, nelle varie stagioni, dall’alba al tramonto, inseguendo storie, racconti e leggende, recuperando testimonianze preziosissime degli ultimi “personaggi” sopravvissuti e ancora tenacemente abbarbicati in queste lande sempre più deserte.

Un documento che si srotola nelle varie località, intrecciato con i ricordi delle persone incontrate e con suggestioni evocate, a volte impalpabili, altre evidenti e nette.

Si tratta di un miscuglio a tratti esplosivo, tra conoscenza e esperienza in ambiente, sui sentieri della montagna, da paese a paese.
Dalle pagine trasudano importanza e radici di un’agognata “cultura della montagna”, di una rivisitata occasione per “cittadini” di riappropriarsi di segni e valori prossimi, prima della loro definitiva scomparsa, prima che immobilismo e tecnologia acciambellino tutto in spazi virtuali.

Sergio Scacchia ci provoca e ci invita a diventare “viaggiatori” e ci indica che tutto il percorso è la meta.

Ogni passaggio dei racconti è fonte di inspirazione per una descrizione, un’osservazione, un aspetto naturalistico, un manufatto e tanto altro ancora.
Impariamo così a scoprire quanto è accaduto nelle tre regioni dei Monti della Laga: Abruzzo, Lazio e Marche e si accende la voglia di partecipare e condividere, decisi a ripercorrere alcuni avvenimenti.

Ci attendono torrenti e cascate tra le più belle dell’Appennino che nei rigidi inverni si trasformano in palestre ideali per le arrampicate su ghiaccio.

I piccoli borghi costellano la montagna, pochi gli abitanti tanta la ricchezza di storia e natura, tra boschi nei quali sono presenti anche l’abete bianco e rare orchidee.
In quota anche l’eccezionale lago di Campotosto.
Versanti diversi con il più ripido e sgarupato quello laziale, aspro e selvaggio quello marchigiano, ondulato e accattivante quello abruzzese.

Luoghi da esplorare a piedi, lungo i sentieri, accompagnati dal Club Alpino Italiano, interessato descriverli e segnarli, recuperando le antiche vie di comunicazione

Filippo Di Donato Cai Abruzzo
rappresentante Cai nella FederParchi
www.caiabruzzo.it - www.caicastelli.it


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Blog di Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".
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